articolo Giardino Tecnica
La riproduzione: divisione, propaggine e margotta freccemercoledì 16 marzo 2011

In natura, quando una pianta è stata danneggiata e ha quindi la necessità di sopravvivere per evitare l'estinsione, farà di tutto per germogliare nuovamente. Basterà, infatti, una porzione di radice, un fusto tagliato, una porzione di ramo, e come per miracole essa germinerà nuovamente proprio dal pundo dove ha subito l'offesa.
Sfruttando questa attitudine delle piante, si sono sviluppati molti metodi per riprodurre le piante senza ricorrere alla semina. Il più semplice e più utilizzato è senza dubbio quello per divisione dei cespi, ossia agamica,  anche perchè è il metodo che si adatta meglio di tutti per la maggior parte delle erbacee e anche per alcune perenni e rustiche.
Inoltre, molte piante, per potersi sviluppare meglio e per produrre una maggior quantità di fiori, hanno bisogno di essere suddivise in tante piantine più piccole che daranno luogo ad esemplari perfettamente identici alla pianta precedente. Molte sono le piante che possono essere propagarte per divisione dei cespi.

Le piante perenni e le piante alpine
Il periodo migliore per questo tipo di propagazione vegetativa è senza dubbio quello a cavallo tra l'inverno e la primavera e, in particolar modo, da fin febbraio a tutto marzo, non appena cioè le piante si sono risvegliate dal riposo invernale. E' ovvio che, nelle regioni particolarmente fredde o in caso, comunque, di temprature ancora rigide, questo periodo debba essere spostato in avanti di un paio di settimane. Inoltre bisogna tener presente che alcune piante a fioritura invernale non devono essere toccate fino al termine della fioritura stessa.
Usando una vanga o un forcone o, in caso di esemplari piccoli, anche la normale paltta da giardinaggio, sollevare una zolla di terra con la pianta da dividere avendo cura di non danneggiarla in nessuna sua parte e scrollarla con delicatezza in modo da far cadere la terra in eccesso. I cespi più vigorosi, come quelli della Liriope, possono essere divisi più energicamente usando 2 forconi, spalla a spalla, e spingendo in direzione opposta i due manici. Se si tratta di cespi grossi, si potrà continuare ancora con la divisione fino ad ottenere il numero di piantine desiderato, dopo di chè, scartare la parte centrale del cespo originale e ripiantare solo le giovani porzioni periferiche.
per le piante perenni a fioritura precoce che già hanno predisposto in inverno le loro gemme floreali, come il Symphytum, andranno divise subito dopo la fioritura.
Altre invece sarebbe opportuno non dividerle in quanto mal sopportano questa pratica di propagazione vegetativa e si tratta della Paeonia, Helleborus, Alstroemeria, Echinops, Eryngium, Papaver e l'Anemone japonica. Anche le piante che per natura costiutiscono un unico cespo non vanno divise.
Molte piante alpine che tendono ad emettere stoloni e si espandono radicando ai nodi dei nuovi getti, possono ugualmente essere divise dopo averle sollevate come descritto prima.
Il Timo, così come alcune Sassifraghe, Genziane e Campanule, tutte aportamento ramificatto e strisciante, possono essere riprodotte agamicamente in questo periodo.

Divisione di rizomi e tuberi
Alcune piante tra cui gli Iris Barbata, possoggono rizomi, ovvero porzioni carnose poste al livello del terreno o appena sotto, e si prestano perfettamente alla riproduzione per divisione dei rizomi.
Quando si procerà a dividere gli Irsi, e questo dovrà essere fatto in luglio, bisogna assicurarsi che ogno nuova sezionme presenti un sufficiente porzione di rizoma con un gruppo di foglie a riposo. Scartare e tagliare con un coltello, non ne soffrirà, le parti vecchie e soprattutto quelle marcite a causa di una eccessiva umidità del suolo, solo e vero nemico degli Iris, perchè altrimenti il marciume si propsgherà anche alla parte sane del rizoma, e ripiantarli avendo cura di non interrarli completamente, ma di sistemarli praticamente a filo del suolo, con una buomna parte scoperta e ricoprendo di terreno solo le radichette che spuntano dai rizomi e, ancora, ricordarsi di accorciare di 2/3 le foglie. Annaffiare abbondantemente, ma solo ora, e poi lasciarlo tranquillo.

Divisione dei bulbi
I bulbi come quelli di Narciso,Tulipano, Giacinto, Gladiolo e Croco e anche quelli delle Iris bulbose, da non confondersi con le prcedenti che sono rizomatose, formano alla base del vecchio bulbo, tanti bulbi più piccoli, detti bulbilli, che possono essere separati da quello principale e rimessi a dimora, alcuni non subito, però. Per i Crochi e per i Narcisi sarebbe opportuno non procdere alla separazione die bulbilli, non perchè mal lo sopportiano, ma perchè così formeranno dei ciuffi sempre più numerosi, molto più attraenti che non sistemati singolarmente. I gladioli vanno ripiantati in aprile, trattandosi di bulbi a fioritura estiva, mentre gli altri  tra ottobre e novembre, sempre che le condizioni climatiche lo consentano. Ma comunque, se si decide per la divisione, aspettare che le foglie siano completamente avvizzite, e questo vale per i Crochi, i Tulipani, i Giacinti e i Gladioli, altrimento non potendo fare scorta di sostanze nutritive grazie anche all'azione della fotosintesi, la fioritura dell'anno successivo sarebbe significativamente pregiudicata.

Piante da appartamanto
Alcune piante da appartamento, quando diventano troppo ampie possono essere divise ad inizio primavera, pratica comunque consigliabile non foss'altro per il fatto che altrimenti si avrebbe bisogno, dopo qualche anno, di vasi decisamente troppo grossi per essere tenuti  all'interno. Tra queste alcune tendono a formare grandi cespi come, per esempio, le Felci e il Chlorophytum, giusto per citarne sono un paio.
Estrarre, quindi, la pianta dal vaso e, nel caso si dovesse incontrare una certa resistenza,  picchiare lungo il perimetro del contenitore con un martello in gomma o bachelite, indispensabili in caso di vaso in coccio e questo per evitare di romperlo, togliere la parte vecchia del terreno senza mettere completamente a nudo le radici e procedere alla divisione, con delicatezza, formando 2-4 nuovi individui  che andranno risistemati immediatamente in vasi adatti alle dimensioni delle nuove piantine.

Riproduzione per distacco di nuove rosette
Molte erbacee come i Semprevivi, l'Androsace, alcune Sassifraghe, hanno la tendenza a formare, in prossimità della rosetta basale, nuove piccole rosette che radicheranno rapidamente costituendo dei nuovi individui del tutto autonomi.
Tra marzo e aprile, e questo a seconda della specie, si potrà procedere al prelievo di qusti nuovi individui, staccandolo con un bisturi o un coltellino ben affilato, completi di radici e sistemati in vasetti con terriccio sabbioso, moderatamente ricco, per farle irrobustire, prima di sistemarle a dimora in autunno.

I polloni
Vi sono molti arbusti e anche molte piante a dire il vero, come le Mimose e le Robinie, che producono polloni, ossia nuovi getti che provengono direttamente dalle radici. In natura questo è il modo più diffuso di riprodursi di molte piante legnose. Alcune di esse, come il Lampone, prioducono un gran numero di germogli attorno alla pianta principale e saranno porprio qusti che poi fruttificheranno abbondantemente. Nel periodo invernale e cioì, tra novembre e marzo, quando le piante sono a riposo, i polloni possono essere essere scalzati dal terreno con alcune radici, con l'aiuto di una vanga, e trapiantati altrove. Gli arbusti che meglio si prestano a questo tipo di riproduzione, oltre al citato Lampone sono, tra glia ltri, il Rhus typhina, il Symphoricarpus, il Corniolo e l'Aralia.

La propaggine
Anche questo è un modo molto semplice per propagare molte piante. Tale pratica consiste nel fissare al terreno, a mezzo di cavicchi biforcati, un ramo o un nuovo getto in modo che a contatto col suolo dia luogo a nuove radici. Appena si saranno formate, cosa facile da verificare scalzando un poco il terreno, il ramo potrà essere tagliato dalla pianta d'origine dando luogo ad un nuovo esempkare che potrà essere trapiantato altrove.
Sono molti glia lberi e gli arbusti che si prestano a questo tipo di propagazione, a patto che un getto nuovo possa essere messo contatto col suolo. Una volta individuato il getto giusto, sarà necessario preparare il terreno per far si che l'emissione delle nuove radici avvenga facilmente. Rivoltare il terreno ripetutamente con un forcone fino a ridurlo in uno strato fine  e mescolarlo con abbondante torba umida e sabbia grossolana, fino ad una porofondità di 15-30 cm. Preso il getto, praticare alcune incisioni nella corteccia, nella zona che andrà a trovarsi a contatto col terreno, preferibilmente tagli diagonali incompleti, in modo da produrre una specie di linguetta che dovrà essere tenuta aperta con un po' di terreno o pezzetto di legno. Dopo di chè, interrere la parte così trattata e fissarla con un filo metallico a forma di C, comprimere il terreno e innaffiare abbondantemente. Controllare che il suolo non abbia mai a diventare completamente asciutto.
Tra gli arbusti, quelli che sopportano benissimo questo metodo di porpagazione, citiamo la Forsitia, il Lillà, le Veroniche, il Ligustro, il Philadelphus, i Rododendri, le Eriche, le Azalee e le Camelie.
Una variazione di questo tipo di propagazione è il Serpentone, praticamente la stessa cosa, ma usato per i rampicanti in genere come le Clematidi, il Gelsomino, il Caprifoglio, il Glicine, la Passiflora e consiste, lo si intuisce dal nome, nell'usare un tralcio più lungo per ricavare, sempre dallo stesso tralcio, un numero maggiore di piantine.

La margotta
Si usa al posto della propaggine quando la pianta da riprodurre non ha rami a livello del terreno ma, praticamente, si tratta di un metodo molto affine al precedente. Adatto a tante piante, va eseguito in aprile.
Scvegliere un giovane ramo  e incidere la corteccia così come fatto per la propaggine, a 20-30 cm di distanza circa dalla cima, a seconda della specie. Sollevare i lembi dell'incisione e inserirve del muschio o dello sfagno per tenerla aperta e avvolgere completamenmte la parte sempre con muschio o sfagno umido.
La parte del ramo così preparata dovrà essere compressa in altro uschio o sfagno umido  avvolgendo poi il tutto con del polietilene trasparente in modo che resti stabile al suo posto, sigillando i margini superiore e inferiore di questo manicotto con del nastro adesivo impermeabile. Si consiglia di usare il foglio di polietilene o, in mancanza, una bottiglia di plastica trasparente, per poter verificare attraverso il manicotto stesso quando si saranno formate le radici che risulteranno ben visibili.
A questo punto, basta staccare la margorra radicata e trapiantarla. Con queto sistema si potrenno riprodurre le Magnolie, il Viburno e tante altre e poi, tra quelle da appartamento il Ficus, Croton, Philodendron, Dracaena e Cordyline, tanto per citarne alcune.


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Sfruttando questa attitudine delle piante, si sono sviluppati molti metodi per riprodurre le piante senza ricorrere alla semina. Il più semplice e più utilizzato è senza dubbio quello per divisione dei cespi, ossia agamica,  anche perchè è il metodo che si adatta meglio di tutti per la maggior parte delle erbacee e anche per alcune perenni e rustiche.
Inoltre, molte piante, per potersi sviluppare meglio e per produrre una maggior quantità di fiori, hanno bisogno di essere suddivise in tante piantine più piccole che daranno luogo ad esemplari perfettamente identici alla pianta precedente. Molte sono le piante che possono essere propagarte per divisione dei cespi.

Le piante perenni e le piante alpine
Il periodo migliore per questo tipo di propagazione vegetativa è senza dubbio quello a cavallo tra l'inverno e la primavera e, in particolar modo, da fin febbraio a tutto marzo, non appena cioè le piante si sono risvegliate dal riposo invernale. E' ovvio che, nelle regioni particolarmente fredde o in caso, comunque, di temprature ancora rigide, questo periodo debba essere spostato in avanti di un paio di settimane. Inoltre bisogna tener presente che alcune piante a fioritura invernale non devono essere toccate fino al termine della fioritura stessa.
Usando una vanga o un forcone o, in caso di esemplari piccoli, anche la normale paltta da giardinaggio, sollevare una zolla di terra con la pianta da dividere avendo cura di non danneggiarla in nessuna sua parte e scrollarla con delicatezza in modo da far cadere la terra in eccesso. I cespi più vigorosi, come quelli della Liriope, possono essere divisi più energicamente usando 2 forconi, spalla a spalla, e spingendo in direzione opposta i due manici. Se si tratta di cespi grossi, si potrà continuare ancora con la divisione fino ad ottenere il numero di piantine desiderato, dopo di chè, scartare la parte centrale del cespo originale e ripiantare solo le giovani porzioni periferiche.
per le piante perenni a fioritura precoce che già hanno predisposto in inverno le loro gemme floreali, come il Symphytum, andranno divise subito dopo la fioritura.
Altre invece sarebbe opportuno non dividerle in quanto mal sopportano questa pratica di propagazione vegetativa e si tratta della Paeonia, Helleborus, Alstroemeria, Echinops, Eryngium, Papaver e l'Anemone japonica. Anche le piante che per natura costiutiscono un unico cespo non vanno divise.
Molte piante alpine che tendono ad emettere stoloni e si espandono radicando ai nodi dei nuovi getti, possono ugualmente essere divise dopo averle sollevate come descritto prima.
Il Timo, così come alcune Sassifraghe, Genziane e Campanule, tutte aportamento ramificatto e strisciante, possono essere riprodotte agamicamente in questo periodo.

Divisione di rizomi e tuberi
Alcune piante tra cui gli Iris Barbata, possoggono rizomi, ovvero porzioni carnose poste al livello del terreno o appena sotto, e si prestano perfettamente alla riproduzione per divisione dei rizomi.
Quando si procerà a dividere gli Irsi, e questo dovrà essere fatto in luglio, bisogna assicurarsi che ogno nuova sezionme presenti un sufficiente porzione di rizoma con un gruppo di foglie a riposo. Scartare e tagliare con un coltello, non ne soffrirà, le parti vecchie e soprattutto quelle marcite a causa di una eccessiva umidità del suolo, solo e vero nemico degli Iris, perchè altrimenti il marciume si propsgherà anche alla parte sane del rizoma, e ripiantarli avendo cura di non interrarli completamente, ma di sistemarli praticamente a filo del suolo, con una buomna parte scoperta e ricoprendo di terreno solo le radichette che spuntano dai rizomi e, ancora, ricordarsi di accorciare di 2/3 le foglie. Annaffiare abbondantemente, ma solo ora, e poi lasciarlo tranquillo.

Divisione dei bulbi
I bulbi come quelli di Narciso,Tulipano, Giacinto, Gladiolo e Croco e anche quelli delle Iris bulbose, da non confondersi con le prcedenti che sono rizomatose, formano alla base del vecchio bulbo, tanti bulbi più piccoli, detti bulbilli, che possono essere separati da quello principale e rimessi a dimora, alcuni non subito, però. Per i Crochi e per i Narcisi sarebbe opportuno non procdere alla separazione die bulbilli, non perchè mal lo sopportiano, ma perchè così formeranno dei ciuffi sempre più numerosi, molto più attraenti che non sistemati singolarmente. I gladioli vanno ripiantati in aprile, trattandosi di bulbi a fioritura estiva, mentre gli altri  tra ottobre e novembre, sempre che le condizioni climatiche lo consentano. Ma comunque, se si decide per la divisione, aspettare che le foglie siano completamente avvizzite, e questo vale per i Crochi, i Tulipani, i Giacinti e i Gladioli, altrimento non potendo fare scorta di sostanze nutritive grazie anche all'azione della fotosintesi, la fioritura dell'anno successivo sarebbe significativamente pregiudicata.

Piante da appartamanto
Alcune piante da appartamento, quando diventano troppo ampie possono essere divise ad inizio primavera, pratica comunque consigliabile non foss'altro per il fatto che altrimenti si avrebbe bisogno, dopo qualche anno, di vasi decisamente troppo grossi per essere tenuti  all'interno. Tra queste alcune tendono a formare grandi cespi come, per esempio, le Felci e il Chlorophytum, giusto per citarne sono un paio.
Estrarre, quindi, la pianta dal vaso e, nel caso si dovesse incontrare una certa resistenza,  picchiare lungo il perimetro del contenitore con un martello in gomma o bachelite, indispensabili in caso di vaso in coccio e questo per evitare di romperlo, togliere la parte vecchia del terreno senza mettere completamente a nudo le radici e procedere alla divisione, con delicatezza, formando 2-4 nuovi individui  che andranno risistemati immediatamente in vasi adatti alle dimensioni delle nuove piantine.

Riproduzione per distacco di nuove rosette
Molte erbacee come i Semprevivi, l'Androsace, alcune Sassifraghe, hanno la tendenza a formare, in prossimità della rosetta basale, nuove piccole rosette che radicheranno rapidamente costituendo dei nuovi individui del tutto autonomi.
Tra marzo e aprile, e questo a seconda della specie, si potrà procedere al prelievo di qusti nuovi individui, staccandolo con un bisturi o un coltellino ben affilato, completi di radici e sistemati in vasetti con terriccio sabbioso, moderatamente ricco, per farle irrobustire, prima di sistemarle a dimora in autunno.

I polloni
Vi sono molti arbusti e anche molte piante a dire il vero, come le Mimose e le Robinie, che producono polloni, ossia nuovi getti che provengono direttamente dalle radici. In natura questo è il modo più diffuso di riprodursi di molte piante legnose. Alcune di esse, come il Lampone, prioducono un gran numero di germogli attorno alla pianta principale e saranno porprio qusti che poi fruttificheranno abbondantemente. Nel periodo invernale e cioì, tra novembre e marzo, quando le piante sono a riposo, i polloni possono essere essere scalzati dal terreno con alcune radici, con l'aiuto di una vanga, e trapiantati altrove. Gli arbusti che meglio si prestano a questo tipo di riproduzione, oltre al citato Lampone sono, tra glia ltri, il Rhus typhina, il Symphoricarpus, il Corniolo e l'Aralia.

La propaggine
Anche questo è un modo molto semplice per propagare molte piante. Tale pratica consiste nel fissare al terreno, a mezzo di cavicchi biforcati, un ramo o un nuovo getto in modo che a contatto col suolo dia luogo a nuove radici. Appena si saranno formate, cosa facile da verificare scalzando un poco il terreno, il ramo potrà essere tagliato dalla pianta d'origine dando luogo ad un nuovo esempkare che potrà essere trapiantato altrove.
Sono molti glia lberi e gli arbusti che si prestano a questo tipo di propagazione, a patto che un getto nuovo possa essere messo contatto col suolo. Una volta individuato il getto giusto, sarà necessario preparare il terreno per far si che l'emissione delle nuove radici avvenga facilmente. Rivoltare il terreno ripetutamente con un forcone fino a ridurlo in uno strato fine  e mescolarlo con abbondante torba umida e sabbia grossolana, fino ad una porofondità di 15-30 cm. Preso il getto, praticare alcune incisioni nella corteccia, nella zona che andrà a trovarsi a contatto col terreno, preferibilmente tagli diagonali incompleti, in modo da produrre una specie di linguetta che dovrà essere tenuta aperta con un po' di terreno o pezzetto di legno. Dopo di chè, interrere la parte così trattata e fissarla con un filo metallico a forma di C, comprimere il terreno e innaffiare abbondantemente. Controllare che il suolo non abbia mai a diventare completamente asciutto.
Tra gli arbusti, quelli che sopportano benissimo questo metodo di porpagazione, citiamo la Forsitia, il Lillà, le Veroniche, il Ligustro, il Philadelphus, i Rododendri, le Eriche, le Azalee e le Camelie.
Una variazione di questo tipo di propagazione è il Serpentone, praticamente la stessa cosa, ma usato per i rampicanti in genere come le Clematidi, il Gelsomino, il Caprifoglio, il Glicine, la Passiflora e consiste, lo si intuisce dal nome, nell'usare un tralcio più lungo per ricavare, sempre dallo stesso tralcio, un numero maggiore di piantine.

La margotta
Si usa al posto della propaggine quando la pianta da riprodurre non ha rami a livello del terreno ma, praticamente, si tratta di un metodo molto affine al precedente. Adatto a tante piante, va eseguito in aprile.
Scvegliere un giovane ramo  e incidere la corteccia così come fatto per la propaggine, a 20-30 cm di distanza circa dalla cima, a seconda della specie. Sollevare i lembi dell'incisione e inserirve del muschio o dello sfagno per tenerla aperta e avvolgere completamenmte la parte sempre con muschio o sfagno umido.
La parte del ramo così preparata dovrà essere compressa in altro uschio o sfagno umido  avvolgendo poi il tutto con del polietilene trasparente in modo che resti stabile al suo posto, sigillando i margini superiore e inferiore di questo manicotto con del nastro adesivo impermeabile. Si consiglia di usare il foglio di polietilene o, in mancanza, una bottiglia di plastica trasparente, per poter verificare attraverso il manicotto stesso quando si saranno formate le radici che risulteranno ben visibili.
A questo punto, basta staccare la margorra radicata e trapiantarla. Con queto sistema si potrenno riprodurre le Magnolie, il Viburno e tante altre e poi, tra quelle da appartamento il Ficus, Croton, Philodendron, Dracaena e Cordyline, tanto per citarne alcune.


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